“C’est en Septembre” cantava Gilbert Becaud. Si sa. Ognuno ha il proprio mese. Ed il mio è novembre. Ci sono nata, quindi per me significa la vita. Molti lo associano alla morte che, se vogliamo, è una rinascita. Il compleanno è arrivato immancabile con il suo carico di anni, ma anche con un regalo inaspettato. In questo breve periodo, gli steps sono stati tanti: l’attesa, la rivelazione, la gioia, gli strappi, il tempo, il vuoto, le novità, l’imprevedibilità. Come se avessi vissuto un anno e non un semplice, triste e insignificante mese. Novembre mi ha liberata da una gabbia e ha svelato, in tutta la sua nitidezza, la vera essenza dell’umanità che mi circondava. Dinanzi al mio regalo c’è chi ha taciuto, chi ha sorvolato, chi ha riportato l’attenzione su di sé, chi ha provato rabbia, chi indifferenza, chi ha posto domande, chi si è sorpreso, chi ha gioito o sorriso con gli occhi. E così che in novembre mi sono sentita come un albero che, nella stagione autunnale, perde le foglie superflue spazzate poi via dal vento. Ed io sono rimasta lì nuda, chiusa nella mia corteccia con i rami in attesa di germogliare.
E così è stato che novembre mi ha ridato la vita.
FaTima GiorDano