Dal 14 novembre 2023 al 14 gennaio una mostra da non perdere al Museo Boncompagni Ludovisi a Roma: Fifties in Rome. Protagonisti sono gli abiti maestosi degli anni ’50 prestati per l’occasione da Stefano Dominella, presidente onorario della Maison Gattinoni. Tutto comincia nella seconda metà del ‘900 grazie al piano Marshall, avviato nel 1947, e all’incrementarsi dell’industria cinematografica italiana di Cinecittà, che crea un connubio tra attori americani e italiani. Roma si trasforma in una Hollywood sul Tevere e la moda italiana diviene autonoma; si sgancia finalmente dalla supremazia parigina. Le sartorie divengono vere e proprie fucine creative che producono modelli originali di haute couture. Le donne vengono valorizzate nelle loro forme, riemergono il punto vita e la gonna a corolla.
In questo delizioso museo di stile “eclettico”, al primo piano nobile, dialogano i raffinati arredi, le pitture ed i preziosi soprammobili con le creazioni di quest’epoca frutto del lavoro di Annamode, di Maria Antonelli, di Emilio Schubert, delle sorelle Botti e della regina incontrastata Fernanda Gattinoni.
Il decollo dello stile italiano
Ormai non si acquistano più i croquis da Balenciaga, Elsa Schiaparelli e Christian Dior, ma i couturier italiani si lasciano ispirare dai tessuti preziosi e dalle bellezze nostrane e straniere. Creano figurini che, passo dopo passo, si trasformano in vere e proprie opere d’arte, passando per le mani esperte e sapienti degli artigiani italiani.
Lo sguardo s’incanta inevitabilmente su alcune creazioni di Fernanda Gattinoni. Il suo stile è inconfondibile per l’uso delle sete lombarde che plasmano corpetti e bustini impreziositi da ricami, da paillettes e cristalli. La sobrietà, la raffinatezza e l’eleganza sono indiscutibili, forse conseguenza del suo apprendistato a Londra presso Edward Molyneux. La conoscenza fluente dell’inglese, il savoir faire, la tenacia e lo spirito imprenditoriale le procurarono la migliore clientela italiana e straniera. Tra le creazioni spiccano, in mostra, l’abito bianco e grigio in chiffon con lavorazione a canestro indossato da Lana Turner o l’abito bianco e blu notte in stile impero indossato da Audrey Hepburn nel film “Guerra e pace” di King Vidor o l’altro sontuoso, bianco e nero, appartenuto alla divina Anna Magnani e da lei indossato in occasione della prima di “Bellissima” a New York nel 1953.
Tra gli altri un tailleur in avorio di Annamode, la prima casa di moda ad occuparsi contemporaneamente sia di moda che di spettacolo e due abiti d’ispirazione ottocentesca dell’eclettico Emilio Schuberth, il sarto delle dive.
No, non si può mancare laddove ambienti, allestimento, storia s’intersecano al sogno, alla bellezza e alla magia.
Tima Dano