Candore, natura, manualità, storia, appartenenza: sono questi alcuni degli aspetti dell’arte di Britta Marakatt-Labba. Un’artista del grande Nord che racconta se stessa e la propria etnia. Le storie, la vita e il realismo magico dei Sami trovano nuova vita sulla trama preziosa del lino. Il suo lucore assume le sembianze di neve, ghiaccio o semplice supporto per narrare di un popolo che occupa una zona non ben definita tra Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia. Un’etnia semplice che vive secondo natura ed in equilibrio cosmico con essa. Una storia lenta e pacata per lasciare all’essere umano il tempo della riflessione e dell’introspezione. Britta fa parte di questo mondo fin da bambina. Nata nel 1951 in Svezia, perde prematuramente il padre, un allevatore di renne. Si laurea in arte tessile e le sue opere sono prevalentemente ricamate. Qualche volta si serve dell’acquarello, ma gli eletti sono l’ago ed il filo. Rende la manualità un mezzo che fa da tramite tra la vita di una comunità e l’espressione del sé. Il ricamo è una pratica intima, lenta e paziente che dà vita ad alberi, pesci, renne, slitte, capanne, divinità e sciamani in una congerie di immagini in cui la magia s’interseca con la realtà.
Profondamente legata alla sua gente, Britta fonda anche un gruppo di artisti sami nel 1978. Il suo capolavoro assoluto è Historja (Università di Tromso-Norvegia) realizzato tra il 2003 e il 2007: una sorta di arazzo di Bayeux contemporaneo che al posto delle grandi imprese di Guglielmo il Conquistatore, traccia la storia dei Sami, da quando in quello spicchio di terra c’erano solo foresta e animali di zona. Il suo desiderio è d’imprimere per immagini un racconto che si è tramandato sempre e solo oralmente. Riesce a farlo in 24 m di lunghezza sul bianco del lino e con pochi colori. La vita inizia nella foresta ed i Sami viaggiano per dirigersi verso il grande lago. Un viaggio lento che trova il tempo per la riflessione e con il divino presente negli astri e nelle stelle. Cominciano come cacciatori, poi imparano a lavorare con le renne e ad allevarle. Infine s’impratichiscono anche nella pesca e nell’agricoltura. Costruiscono capanne, il cui nucleo sacro è la cucina. Creano i tre cerchi dei lavvu e le dee che li abitano. Máttaráhkká, la madre di tutta l’umanità ha tre figlie: Sáráhkká, la dea della fertilità; Uksáhkká, la dea che protegge il neonato; Juoksáhkká, la dea che decide il sesso del nascituro mentre è nel ventre materno.
Altre opere incantevoli sono il Viaggio, i Corvi, Incubo ed Il volo degli sciamani (1986). Quest’ultimo offre un’illustrazione in forma libera dei viaggi intrapresi dagli sciamani che, in uno stato di trance, possono entrare sia in paradiso che negli inferi. La vita è anche e soprattutto magia.
Tima Dano