Un gioiellino come pochi, che rende anche merito all’antica e rinomata tradizione sartoriale artigianale napoletana, è collocato nella deliziosa piazzetta Mondragone. Esso è un arioso, luminoso e ben allestito spazio museale che ospita dei preziosi modelli di arte manifatturiera antica e moderna.
L’origine risale alla duchessa Elena Aldobrandini che nel 1655 decise di offrire asilo a tutte le donne in difficoltà. Nel tempo vennero annesse una scuola elementare e una scuola operaia. Lo scopo è sempre stato benefico e direzionato alle donne bisognose che potevano anche apprendere un mestiere e riprendere in mano la propria vita.
Il museo regionale tessile e dell’abbigliamento vero e proprio è recente, fondato nel 2003. Tutte le declinazioni legate all’abbigliamento, prevalentemente femminile, sono presenti. Non mancano, infatti, vetrine dedicate agli ombrellini, ai cappelli, ai guanti, ai ventagli e, perfino, ai bottoni che scendono a pioggia sulle teste e sugli sguardi abbagliati dai riflessi di luce e colori.
Non mancano riferimenti alla storia dell’abbigliamento con le riproduzioni degli abiti indossati dall’Infanta Margherita e dalla nana di corte Mari-Bàrbola nel dipinto Las Meninas di Velázquez (1656, Madrid, Museo del Prado) o quello di Eleonora di Toledo realizzato da Agnolo Bronzino (1545, Firenze, Galleria degli Uffizi).
La storia della moda non si ferma ai suoi raffinatissimi esempi guarniti di pizzi, merletti, tessuti pregiati, perle etc., ma arriva ai giorni nostri. Giustamente sono esposti alcuni tessuti con fantasie partorite dall’ex avvocato napoletano Livio De Simone o abiti ideati dal gusto indiscusso di Fausto Sarli che fino alla fine dei suoi giorni non ha mai perso l’entusiasmo e la vena creativa. Non mancano accenni ad altre eccellenze napoletane come la camiceria Boccafusca o l’eleganza sobria, delicata e atemporale di Amina Rubinacci. Il tempo, in questo luogo, che incanta sia per l’involucro che per il contenuto, trascorre lieto e leggero.
Fatima Giordano
Ignoravo l’esistenza di un tale museo a Napoli. Ho sempre pensato che fosse d’obbligo in una città che può vantare la migliore e più antica tradizione sartoriale d’Italia.