A Roma il 29 giugno è festa! Nulla di inaspettato, ma qualcosa d’insolito per me è avvenuto. Ho potuto considerare tale giorno nella sua pienezza e nella sua reale funzione. Mi sono concessa contemporaneamente due regali: godere della compagnia di un’amica e, allo stesso tempo, della bellezza che, per citare Dostoevskij, salverà il mondo.
Il primo ti concede la piena autenticità, il poter essere schiettamente te stessa. Il secondo, l’estasi. Alle Scuderie del Quirinale, è noto, sono raccolti in mostra alcuni capolavori di Raffaello Sanzio.
Tra le varie pitture e disegni, il mio occhio ha indagato maggiormente i ritratti, presenti in numero non certo esiguo ed alcuni erano anche, per me, nuovi alla vista. Certo Raffaello riprende un genere che è stato già rinnovato da altri, come Antonello da Messina e Leonardo, ma ciò che ha risucchiato il mio interesse è stata la familiarità verso chi mi sta, letteralmente, di fronte. Raffaello aveva il grande dono di saper tradurre in pittura i desideri dei committenti: religiosi o laici che fossero, ma anche di riuscire a rendere alcuni aspetti che non fossero solo fisiognomici. E’ stato definito l’inventore dello State portrait, del ritratto ufficiale che doveva porre l’accento sullo stato sociale, ma egli è riuscito a cogliere l’introspezione psicologica , le sensazioni tattili dei materiali, le vocazioni e le passioni del soggetto. A darcene cioè una rappresentazione a 360°.
Tra quelli che mi hanno catturata:
Fedra Inghirami (1914-1916, Firenze, Galleria Palatina), un letterato che è rappresentato proprio nel momento in cui cerca ispirazione, con lo sguardo strabico che volge verso l’alto, come intento a catturare ciò che dovrà tradurre sui candidi fogli su cui poggia il pennino. Il libro, lo strumento del suo lavoro, gli fa compagnia come anche il prezioso cofanetto e gli anelli che indossa. Raffaello non gli ha risparmiato l’evidente pinguedine nelle mani grassocce e nel rotolo di grasso che forma il collo a contatto con il colletto.
Raffaello e un amico (1518-1520, Parigi, Museo del Louvre) Un’istantanea estremamente moderna che cattura il legame di amicizia tra i due uomini. Il primo, Raffaello, che guarda verso di noi, stanco e dallo sguardo assorto che si appoggia alla spalla dell’altro che spontaneamente e repentinamente si gira verso l’amico. Ciò che ci racconta è la storia di un legame intimo e sinceramente affettuoso.
Ritratto di giovane (1516-1518, Madrid, Museo Thyssen) della collezione Thyssen di estrema vitalità e spontaneità. Lo sguardo impertinente del ragazzo invade inequivocabilmente lo spettatore. Non vi si può sfuggire poiché Raffaello ce lo pone in primo piano e con gli occhi diretti verso di noi. I morbidi riccioli, la fossetta del mento, gli occhi vivaci e la rosea carnagione delle gote ce ne rendono la giovinezza, la freschezza e la sfrontatezza.
Fatima Giordano